Nulla è più lontano del tempo andato di Vettorello Rodolfo



Profilo Critico

Era al tramonto ed era nella chiara
luce che tinge in rosa la montagna
ed era sul finire dell’estate
quando nell’aria alleggia un poco appena
d’una malinconia quasi snervata,
una felicità che sia sospesa.
Si sta di fuori fino a tardi
finché c’è luce e il tempo è ancora mite,
si sta a parlare, a dirsi cose come
l’ultima sera, prima di partire.
Il latte caldo che concilia il sonno
avrà la tenerezza dell’abbraccio
che appanna gli occhi prima di salire.
Si va a dormire su, quasi in cielo,
le finestrelle con i vetri a quadri
lasciano fuori il tempo. Il campanile
nascosto dietro gli alberi del brolo
rintocca appena. Il cane alla catena
è “fatto su” a gomitolo di lana.
Nulla è lontano più del tempo andato
e delle cose ormai fuggite via.
Li ho messi in fila come un tempo i sassi
per fare il gioco che facevo allora
ma ho preso il gusto della fantasia,
non so vederli i muri del castello
e il latte caldo non mi piace più.
Nessuna mano a regalarmi il sonno
e non ho sogni a farmi compagnia.
Sul comodino, spenta la tivù
non resta che la scatola di Tavor
ad inventarmi l’ultima magia.