Paesaggio di Scatena Pierangelo



Profilo Critico

L’opera di Pierangelo Scatena trascina il lettore nell’incanto della malinconia visuale dell’esistenza, dove l’uomo si smarrisce perdendosi tra i ricordi e il dolore muto dove “tutto è sospeso tra abbandono e attesa”. Anche la contemplazione della natura non eleva l’animo, infatti ” le foglie degli alberi si lasciano andare al vento, alla pioggia d’estate, a sognare … / ma poi ad una ad una si fanno morire ai balli d’autunno”. Un’accidia esistenziale si delinea come “nebbia al mattino” della quale il poeta si sente di farne parte. E nei suoi versi profondi e complessi cerca però un conforto, un aiuto ” … ho voglia di una mano che mi prenda e mi trattenga qui dallo svanire”. Una rassicurazione per afferrare il vero senso della vita.
Presidente di Giuria
Dott.ssa SILVANA ARATA

Il paesaggio si tende, cerca limiti.
S’insabbia nella piana del tramonto
verso occidente, ad est tocca la notte.
Si snoda in brevi colli. Si dissolve
Attratti per un alito di nebbia.
Assidua ripropone la sua immagine
nei vari toni della stessa musica.
Non possiamo trovare in questi luoghi
l’improvviso rigore di un pensiero
o la parola che tra noi concluda
memorie ed esperienze, cessi il tempo
e del futuro inaridisca il senso.
Qui lentamente si raddoppia il cielo
riflesso nello specchio della terra,
s’infittisce di nuvole e di sogni,
inquieto si dilata, sembra attendere,
agita il mare e infine si cancella.
I suoni hanno il chiarore ormai pacato
di ciò che ci raggiunge da lontano
come non nostro, come d’altra vita,
dalla comune assenza di chi resta.