Sentieri d’inverno di Nuvolone Silvano



Profilo Critico

È lirica austera e composta dove la vita è osservata nelle sue molteplici espressioni, col distacco di chi riflette sui motivi di troppe infelicità. La poesia è capace di opporsi all’indifferenza che condanna l’uomo alla solitudine e addolcisce i ritmi faticosi della sua vita che stancano l’animo e distruggono i sogni col tempo che si consuma. La limitatezza della nostra vita sarà superata con la libertà dei nostri pensieri che valicheranno la miseria della nostra esistenza. Sono le immagini che suscitano il senso del tempo: in “Argini” il “…cielo di Marzo” scartavetrato nella sua purezza, il tempo che inesorabilmente passa e come dice l’autore “…il meriggio è gia mezzo passato e già corre la sera”. E ancora colpisce la forte immagine di un “brandello di muro” ancora non bagnato da lacrime antiche ed echeggiano non vuote parole del buon tempo felice, ma “…campi di croci” per non dimenticare gli orrori del passato, in un linguaggio poetico che rimanda a Giuseppe Ungaretti. Il ricordo si perpetua (“Se vuoi cercarmi”) nei versi armoniosi e di sogno dove la pittura dei colori della natura crea una tavolozza di sentimenti e di “…giorni perduti”. Simili suggestioni in “Ottobre” dove i quadri di colori spenti creano emozioni di intensa malinconia “…casa vicina o lontana dove è sempre ricordo di volti appassiti e nebbia”.
Membro di Giuria
Massa, 5 maggio 2019
Prof.ssa ELENA BOLOGNA

Nebbia leggera e un trasparire di nubi
a confondere l’orizzonte degli occhi,
declivio di tempo e tramontana
a confondere l’orizzonte del vivere,
rondini migranti
in filari tesi fra i tetti
e camini accesi
a fumare già d’inverno.
L’anima serra il nodo
e pagine scritte s’aprono
come finestre.
Mai estate è più lontana,
scordati colori, pastelli chiari,
tinte gioiose dei giorni
e profumi attesi di tramonto.
Sentiero amaro ora,
passo dopo passo,
senza tema di lasciare tempo
alle spalle,
senza tema di scordare
o arrivare.
Segno dopo segno,
fango dopo fango
e rumore di foglia a cartoccio
che torna già terra.
Questo cammino
è un lento respiro,
una mussola fine
che s’adagia in creste d’ombra
sul cuore.