Vi dico non correrò di Di Cintio Assunta



Profilo Critico

La silloge si apre con la poesia intitolata “vi dico non correrò”, una dolce dichiarazione in versi del suo non voler cedere alla distratta frenesia dell’uomo contemporaneo, alla sua incessante gara, alla sua continua corsa fino alla fine, bensì del suo voler vivere la vita con lentezza, con la mente intenta e lo sguardo rivolto al mondo e all’umanità che lo abita, del suo voler “la conoscenza percorrere/fino al buio muto…con la mia candela / ancora accesa”. Significativamente l’unico altro componimento della raccolta che ha un intento dichiarativo è quello di chiusura, intitolato “…d’amore”, nel quale Assunta Di Cintio elenca, con una sequenza di versi, musicale e incalzante, tutto ciò che per lei ha dignità di essere cantato come oggetto d’amore in poesia: ad esempio un cane spelacchiato, un albero spoglio, la primavera esiliata, le stelle, il sole, il grano “vellutato/prima che la falce operi” o ancora e perfino “una casa decrepita / che hanno deciso di demolire” e infine se stessa, che possiede tutti questi doni. Tutto è degno di amore e di considerazione quindi, il grande come il piccolo, l’universale come il particolare, il bello come il brutto… E ciò che viene esplicitamente dichiarato nella poesia d’apertura e in quella di chiusura della silloge, questa volontà di assaporare intensamente ogni attimo dell’esistenza, di impegnarsi per una profonda conoscenza, di rivolgere la propria attenzione e il proprio cuore a tutto ciò che ci circonda, è evocativamente richiamato in tutti i restanti componimenti della raccolta, per la varietà dei temi, per le scelte lessicali precise, puntuali e originali e per la diversità delle forme poetiche. Il lettore è così coinvolto ora in una delicata descrizione paesaggistica di un “Attacco d’autunno”, poesia in cui i versi, per lo più nominali, si seguono l’un l’altro senza punteggiatura, ora in una “Fuga [dal lager]”, poesia in cui è la prigioniera in prima persona a raccontare della sua paura e della sua ansia in versi che restituiscono tutta la concitazione e l’intensità del momento, ora nell’amarezza di una comunicazione impossibile nella poesia “[sonore] onde”, dove i versi sono disposti in modo asimmetrico e obliquo, come se fossero, parole al vento.
Membro di Giuria
Dott.ssa MONICA SALVETTI

vi dico

non correrò

vi lascio il passo

senza rancore

non c’è fretta

di tendere l’arco che vibra

impettito

fra le mani

non c’è fretta

di scagliare la freccia

verso l’ultimo

bersaglio

non voglio gareggiare

ma la conoscenza

percorrere fino al buio

muto

arrivare fino in fondo

a mirare

dove il baratro confina

onde e nubi

con la mia candela

ancora accesa.