Come timide corolle di Peressini Stefano
Profilo Critico
Su quali scalini del nostro tempo
abbiamo perso il passo
e un lento camminare è diventato
errare consueto, oltre le svolte cieche,
giù per gli stradoni e tra le canne,
lungo i fossi incastonati tra i filari delle vigne.
Nella vita che sgrana il suo rosario di giorni,
aggrovigliando i passi e le stagioni
dentro un andare che non smette,
sono come vele queste storie
che ci portano l’incoscienza
d’un piano sconosciuto.
Andiamo adesso per vicoli angusti
seguendo il corso dell’ombra,
sfuggendo gli spigoli dei nostri muri sghembi.
Ci teniamo stretti
al venire silenzioso della notte
chiusi come timide corolle.
Non casca addosso il cielo
quando fa giorno, non si schianta
seduce, col suo essere perfetto
nel posarsi sulle strade
nel riflesso dei colori
quando la pioggia si fa specchio.
Il trucco che scompiglia il gioco
è una magia senza incertezze
un solco ben tracciato sul terreno dei ricordi,
il brivido del vetro che si spacca.
C’è bisogno di qualche intenditore
che ci sveli il meccanismo.