A Rimbaud di Vettorello Rodolfo
Profilo Critico
Tu sia maledetto, fanciullo
e sia maledetto quel giorno
e la bancarella di libri
su quel Lungosenna,
d’autunno.
Correvano gli anni sessanta,
frugando,
un incontro
con una
“Saison en Enfer”,
mi ricordo.
L’ignoto ti aspetta, alle volte,
a un angolo buio di strada;
l’inferno, talvolta,
tra i vecchi volumi raccolti
da un “bouquiniste” che ti guarda,
intanto che sfogli
e cogli parole e veleno,
leggendo a fatica
al poco di luce d’un lume sospeso.
Ti porto con me da quel giorno,
inquieto fanciullo;
il mondo che guardo,
l’aspetto che vedo,
non è più lo stesso.
Se dico parole, se scrivo
mi pare
che il senso più vero
sia un poco più in là,
quasi dove
finisce la voglia di dire.
Veggente,
mi vedo, che impiego
fatiche del cuore
per vivere come vivevo.
La bancarella sul fiume
è il mio testimonio.
Che sia maledetto quel giorno,
che come la furia del vento
hai sconvolto
il quieto tranquillo mio mondo,
fanciullo demonio!