Campo aperto (3) di Fedeli Ivan



Profilo Critico

Dopo la raccolta di liriche intitolata “Campo lungo” in cui emergeva una variegata rassegna di umili, di emarginati, di “poveri diavoli” come li chiamava il poeta, in questa raccolta che prende nome di “Campo aperto” Ivan Fedeli dà prova senza fatica di possedere capacità descrittive evocatrici di atmosfere suggestive, personaggi comuni in cui ci riconosciamo, paesaggi caldi e luminosi. I testi hanno il pregio di offrire una lettura piana, dolce, cadenzata; i versi hanno una ritmata cantabilità; i temi affrontati sono quelli della quotidianità e della fatica di viverla con tutte le sue ripetizioni, le sue scelte e i suoi oneri gravosi, sono temi, cioè, che il lettore non fa fatica ad amare perché li sente subito facenti parte del proprio vissuto. “C’è un perché per ogni cosa anche qui”, dice il poeta, anche qui nel “campo aperto” dove non premono così urgentemente i doveri del lavoro cittadino e le miserie degli uomini, dove “…le giovani donne ridono ai bimbi nelle carrozzine”, dove questo “perché” può essere rivelato proprio nei momenti più dolci, caldi, luminosi del mese di Giugno in cui “…si allargano i monti…e si intagliano dove l’occhio vuole”. Per sopravvivere l’uomo si accontenta, non cerca soluzioni alternative, questo mondo gli basta. È una triste realtà, ma il poeta lo sottolinea a chiare lettere senza abbandonarsi a pietose illusioni o a ipocrite giustificazioni. “Per l’altro (mondo) si fa sempre in tempo”,- dice-, adesso bisogna “..amare la vita tutta, in segreto, anche se il traffico preme” e tutto sembra inutile.
Membro di giuria
Prof.ssa ELENA BOLOGNA

Così tifare per le rose, che aprano
petali senza risparmio laddove
la piazza non dà confini e il tram sosta
di più, quasi aspettasse l’ombra. Sembra
facile la città quando al bar tirano
a carte e il pomeriggio è la gazzetta
finita in un fiato, tra un portacenere
e il calciomercato che incombe. Sogni
di un’età che non passa mai, lo pensano
davvero i signori in maglietta prima
di sprecare la briscola e tornare
a casa sulle loro Bianchi nere,
tirate a lucido da poco. Dopo
è giugno nel sudore di chi va
pensando alla sera, ai programmi in tele.
E ci si accontenta di questo mondo
perché per l’altro si fa sempre in tempo,
che basta una preghiera delle mogli,
la promessa di non fumare. Amare
la vita tutta, il segreto, anche se
il traffico preme e presto le giacche
degli impiegati daranno un profilo
stirato al giorno. Si sta bene qui
ripete uno dentro gli occhi sornioni
poi scompare in un vicolo intonando
una canzone di Drupi e lo senti
ancora quel fischiettare invincibile.