Il porto dei sogni d’acqua dolce di Simonini Valter
Profilo Critico
In trentacinque versi, che si presentano in modo organico, l’autore dipana il suo canto tra immagini di colori e di suoni e fa dell’acqua del suo fiume, “dolce di bacche incolte”, la metafora del divenire della vita; l’acqua di ieri che “nutriva a sorsi” il suo volto imberbe, e l’acqua di oggi che ancora lambisce i suoi sogni.
Come l’acqua è la stessa pur nel suo eterno scorrere verso il “bellicoso mare”, così l’essenza dell’autore, di là da storie che lo hanno mutato e continueranno a mutarlo, rimane intatta e fedele a quell’acqua verso la quale ancora si “lascia andare”.
Prof. Franco Pezzica
Tra sassi ed erbe stillate a gocce d’alba
giù dalle chine sazie dei nevai
fu l’acqua innamorata che prese i nostri cuori,
che ci avviò al trascorrere dei sogni
e ci inzuppò di utopie infantili,
fresca di idee scorreva sui crescioni
dove le rive ombrose cullavano le canne,
le canne curve sui vecchi addormentati
mentre i ragazzi tuffati alle sue fonti
guizzavano tra lustri di riflessi e odori d’alpe.
Poi a valle rallentava il corso,
porgeva orecchio al fiuto dei cavalli
dandosi ai greggi sparpagliati e miti,
ai pastori transumati tra vestigia antiche
quest’acqua, dolce di bacche incolte
vestita di mulinelli, gorgoglianti spire
nutriva a sorsi i nostri volti imberbi
che già eravamo svezzi ai piedi delle lupe
a prendere per mano la nostra vita brada,
ombrata di parvenze e d’ansie scolorite.
Noi presi a camminare nei letti della storia
ancora vivi ci lasciamo andare
verso di lei, che inopinata e inerme
si getta sinuosa tra le braccia
del bellicoso mare che l’avvolge
bruto di forza, salmastro nichilista,
cede alla stretta nel porto dove muore
e si trasforma, crisalide regina
in schiuma bianca evanescente,
madre che ancora lambisce i nostri sogni.