Io e Marcellino di Bottoni Marco



Profilo Critico

Luciano Veneziani, per tutti Marcellino, è un personaggio adulto realmente esistito. Affetto da ritardo mentale è analfabeta, ma la gente lo chiama con simpatia “L’ingeniere”.
Marco Bottoni scrive con maestria la vita di quest’uomo che diventerà un vero e proprio idolo per la gente di Castelmassa, lasciando alla sua morte un vuoto in ogni cittadino, ma anche una sua misteriosa invisibile presenza.
Leggendo questo libro si ritrovano sentimenti come l’amicizia, il candore, l’allegria, la tristezza.
Un libro che non lascia spazio alla noia, coinvolge il lettore a partecipare alla vita di Marcellino e lo conquista con la sua simpatia e dolcezza. Emozionante è la descrizione di questo uomo-bambino che aiuta a riscoprire i rapporti umani unendo ancor più un padre al proprio figlio che dovranno occuparsi di Marcellino entrato a far parte della loro vita.

Fiorella Del Giudice

“Esistono persone, nella nostra vita, che non ci sono mai ….
Poi accade che, in mezzo a questa folla di gente che non c’è, esista una persona che
ci ha lasciato ormai da più di un anno, eppure c’è sempre …”

“Esistono persone, nella nostra vita, che non ci sono mai ….
Poi accade che, in mezzo a questa folla di gente che non c’è, esista una persona che
ci ha lasciato ormai da più di un anno, eppure c’è sempre …”

Marcellino rientra in casa, la sera, e ogni volta la Pina lo guarda con uno sguardo d’amore.
Si capisce, è sua madre, e si sa che ogni scarrafone ….
Ma c’è qualcosa di più nello sguardo degli occhi verdi della Pina che incrociano gli occhi verdi di Marcellino.
A parte il fatto che la natura è spietata e loro due si assomigliano come due gocce d’acqua, – stessi occhi chiari, stessa testa grossa e quadrata piantata su un collo taurino, stesso naso enorme e stessa mascella prominente, Marcellino è la Pina al maschile e la Pina è Marcellino al femminile, solo lui con meno capelli e lei con meno barba – a parte questo, Marcellino è il figlio disgraziato, quello che da sempre ha avuto più bisogno di aiuto e ancora ne ha, quello che bisogna tollerare nei suoi sfoghi d’ira e consolare nelle sue malinconie, tenerlo pulito e fargli da mangiare, quello che, nonostante i suoi quasi cinquant’anni, bisogna “stargh a drè”.
Ma è anche il figlio “che c’è”, quello con cui si parla, si mangia e si dorme.
Quello che, comunque vadano le cose, torna sempre a casa, la sera.
Tra una misurazione di pressione e l’altra, la Pina mi racconta la sua vita, e dentro la sua vita c’è scritta quella di Marcellino.