Ritorno a Lachea di Consoli Carmelo



Profilo Critico

Il componimento presentato da Carmelo Consoli, Ritorno a Lachea, dimostra un’ottima capacità espressiva e un buon controllo della parola. Questo consente all’autore di legare insieme passato e presente, mito e parola, la quale, come un cemento, ricopre gli spazi asimmetrici della società liquida contemporanea. Grazie ad una temperata alchimia tra la tradizione e le mancate rivoluzioni del presente, l’autore riesce a dare voce con abilità alle storie degli ultimi e dei dimenticati, alle memorie e ai vissuti che impediscono ancora all’umanità di tramontare definitivamente. Per queste ragioni, si ritiene che l’autore abbia raggiunto un buon livello di maturità poetica.

Membro di Giuria
Prof. RICCARDO RONI

Da qua salpammo argonauti
di assolate giovinezze ed era la sfida,
l’azzardo oltre i confini dell’isola felice.
Lasciammo ambrate sponde e la promessa
fu rivedere bianche dimore, amori cari,
l’oro dei campi.
Oggi ritorno a te Lachea.
Porto la mia odissea, il peso degli anni
sulle spalle, freddi inverni nelle tasche,
anonime città nel cuore.
Vengo da fabbriche lontane,
da terre di odi e indifferenze.
Giungo dalla solitudine degli uomini
nel disincanto d’una vita di palazzi.

Io non sono l’Ulisse che aspettavi
intrecciando nell’attesa filanti comete,
non ho arco né frecce da scoccare
e porto il sogno svanito di me stesso,
sconfitto guerriero tra capannoni e metrò.
Tu non sei l’Itaca promessa che lasciai
quando i cieli erano a un palmo dalla testa,
gli amici due e infiniti i giardini di limoni,
gelsomini, tre le case sulla piana.

Nessuno più mi riconosce
e altri cementi coprono campagne;
infinite processioni di migranti
toccano la riva, gridano fame e libertà.
Finisce qui la nostra storia.
Noi tramontiamo, dimenticate stelle
in un aroma antico di zagare,
nella meraviglia dei giorni che ci videro
luminosi approdi e avventurosi eroi.