Giacca senape anni ottanta

Giacca senape anni ottanta,ancora ti dà lucee dentro me, rifulge. Ti fingi curiosa ma sonon t’invogliano piùstupidaggini di paese. Tiepido il mio fiatosi sfalda, accompagna il tuoe la mia vertigine, divampa. Sentire a pelleogni lampo che ti ha colpitaal cuore, l’assillo della tua bocca che ancora chiamasenza rispostal’amore.

Una stanza affollata di rose

Scoprirmi stanca a raccontare il giorno,addosso rievocando gli occhi ardenti.E il cuore scavo senza farmi male:immensa assenza tu, nelle mie pagine.Malinconia di vita a ogni tramonto. E queste braccia allegre che si dannoe ripiegano lente su se stessementre la vita sento che mi sfuggee non so fare un gesto per fermarla. Queste braccia che attendono…

E così sei arrivato

E così sei arrivatofiglio dell’estate e della bramami hai detto senti come respiraquesta larga aurora? Come è morbidoil bacio nell’aria. Senti?La voce mi ha morso il labbroil pianto dell’anima appassitamentre una cosa sola è chiaraamo di te le stelle in pieno giorno.

In fondo l’aveva sempre saputo

In fondo l’aveva sempre saputoche sarebbe accaduto il cambioanatomico del saluto a mascelletese per evitare l’affanno dell’addiodurato quattro anni e mezzola ripetizione sovrabbondantedella chiusura. In fondo giàconosceva la sbattuta del portonele parole che sarebbero tornatequel tono negativo di cui preoccuparsi.Vecchia storia suggerita dalla forzagravitazionale nell’aria immobilein cui tutto il mondo va alla deriva.

Odissea notturna

Un corpo un numero un nome.Qui non ci sono fiori.Non ci sono ombrelli, cappotti rossi, bambini.È un mondo muto, puro come il sale. Spengono le luci.I malati scendono nel ventre delle sotterranee.Hanno mani bianche, le orecchie di carta velina.Si trascinano portandosi dietro il corpo ricucito.Sono fantasmi, corpi trasparentisotto le luci azzurre dei corridoi.Osservano le file…