Eleonora di Caputo Raffaele



Profilo Critico

Ambientato nella Torino degli anni Settanta, Eleonora è un racconto giallo ben costruito. Il narratore – Paolo Farina, un giovane cronista appena approdato a La Stampa, con un buon fiuto da investigatore, ereditato dal padre poliziotto – viene incaricato di approfondire un caso di omicidio che aveva sconvolto la città solo qualche anno prima. In un’afosa notte di luglio, la giovane e graziosa Eleonora Bellini, impiegata nello studio di un famoso notaio, veniva uccisa nel proprio salotto, colpita alla testa da un’arma mai ritrovata. Unico indiziato del delitto il chiacchierato vicino di casa, Mariano Vinci, un perdigiorno dal fascino ambiguo, con il vizio del gioco e dell’alcol, con il quale la donna aveva una relazione. Tutti – compreso Farina – sono convinti che il caso sia semplice proprio come sembra: dopo l’ennesima richiesta di denaro, l’amante mantenuto della Bellini – adirato per il rifiuto della donna – l’avrebbe uccisa in un impeto di rabbia. Per quanto non sufficienti a motivare una condanna, gli indizi sono tutti a carico del Vinci. Muovendosi nel solco tracciato dagli inquirenti, con l’obiettivo iniziale di colmare le molte lacune dell’indagine, il Farina giunge alla soluzione del caso, intuendo, con sempre maggiore chiarezza, che la verità é lontana dalle apparenze e, come era solito ripetere suo padre, “niente é mai come sembra”. Una prosa senza ghingheri, una trama che si dipana senza colpi di scena man mano che il cronista-indagatore ricompone, un tassello dopo l’altro, la storia di quell’irreparabile notte, abbandonando le false certezze che avevano condotto il processo ad incagliarsi nelle secche dell’insufficienza di prove. Sullo sfondo, seppure in embrione, una riflessione sulla giustizia e gli errori giudiziali, sul sospetto e sui pregiudizi, sulla violenza provocata dal rifiuto e sul perbenismo in una Torino minore, eppure vicina a quella – indimenticabile – de La donna della domenica.
Membro di Giuria
Dott.ssa ELENA LIBONE